Ho rispolverato questo testo, quanto mai attuale data la ricorrenza odierna. Lo scrissi anni fa, quand'ero un padre di primo pelo, un esordiente, un apprendista, un novellino.
Lo ripropongo nonostante gli anni passino e le priorità di conseguenza, perché ogni tanto fa bene ricordare quello che si è stati e ciò che si viveva.
Wikipedia definisce il premio Nobel come un'onorificenza di valore mondiale, attribuita annualmente a persone che si sono distinte nei diversi campi dello scibile, «apportando considerevoli benefici all'umanità», per le loro ricerche, scoperte ed invenzioni, per l'opera letteraria, per l'impegno in favore della pace mondiale.
Ecco quindi che nel mio piccolo anch’io, in qualità di padre, mi sento in dovere di elargire le mie personalissime onorificenze, destinate a chi, sconosciuto o conosciuto, permette ad un genitore di godere di “considerevoli benefici”.
PREMIO NOBEL ALLA CHIMICA.
Esiste un oggettino, divenuto ormai di uso comune, che incamera tra suoi meriti, l’igiene, l’efficienza e la comodità. Si tratta delle salviette umidificate: foglietti monoporzione per detergere culetti in ogni angolo del globo. E’ un salvagente insostituibile nei momenti di massima ed improvvisa espulsione. Poco importa dove ci troviamo, in campeggio, al mare, in montagna, semplicemente a passeggio, una confezione di salviette può fare la differenza tra un pianto inconsolabile e chiappette arrossate, ed un bambino pulito e pacifico. Nel momento del bisogno ecco che qualsiasi piano d’appoggio si trasforma in un fasciatoio d’emergenza e il quadrattino umido la nostra arma contro lo sporco.
Il premio è facilmente vinto da tale mister Clean (nome fittizio per un inventore sottovalutato) cui esprimo la mia profonda gratitudine per la perfetta amalgama tra cellulosa e sapone che ci ha permesso di salvare agevolmente più di una gita fuori porta.
PREMIO NOBEL ALLA FISICA
Il premio nobel alla fisica lo consegnerei a quella nostra antenata che per prima ha utilizzato la forza centrifuga con il preciso obiettivo di calmare il proprio figlio. Questa donna, con ogni probabilità vestita di pelli, adorna d’osso e lercia da far schifo, utilizzò un tronco cavo, vi adagiò stremata il cucciolo d’uomo accartocciato nei pianti e lo dondolò indispettita e disperata. Lo stratagemma ebbe i suoi frutti e la sua idea si propagò nel mondo allora conosciuto fino a giungere fino a noi sottoforma di culle/sdraiette multitasking con tanto di dondolio robotizzato, battito cardiaco artificiale, postazione ergonomica e reclinabile, velocità variabile, audio incorporato, riscaldamento termoautonomo… Un bel passo in avanti per un semplice movimento in avanti e indietro.
PREMIO NOBEL ALLA LETTERATURA
Riconosciuto al signor Esopo, padre incontrastato della fiaba, progenitore della favola come strumento educativo, pioniere del fantasy. Lui per primo ha trasformato i racconti attorno al fuoco in parola scritta. Lui per primo ha fatto parlare gli animali. Lui per primo li ha resi umani.
Ed oggi eccomi qui, rintronato e rimbecillito, sdraiato sulle piastrelle gelide del soggiorno mentre reggo in mano un pollo di peluche infuriato perché la pecora che tiene in mano mia figlia gli ha rubato il cibo. O ancora affacciato al lettino del mio bimbo mentre faccio saltellare un cavallino dalla voce buffa che canticchia una canzone.
Esopo ci ha regalato una delle situazioni più piacevoli da vivere coi nostri figli, la fiaba della buonanotte. Staremmo seduti ore nella loro stanzetta con un libro in grembo a raccontare le avventure di un coniglio spelacchiato che per qualche motivo va a fare la spesa in un centro commerciale.
PREMIO NOBEL ALL’ECONOMIA
Non assegnato. Dopo un paio di giorni dalla sua nascita un bimbo riceve come regalo dallo stato un personalissimo nomignolo alfanumerico meglio noto come Codice Fiscale. Da quel giorno in poi il vocabolo “economia” va letteralmente a farsi benedire. Inizia un susseguirsi di spese, spesucce, spesone, che frenano lo sviluppo monetario della famiglia e prosciugano i risparmi centellinati con parsimonia. Pannolini… ding ding ding…. Vestitini….ding ding ding… Scuola….ding ding ding…. Svaghi….ding ding ding…. Paghette mensili, settimanali, quotidiane, orarie….ding ding ding…. Incastrati da un cordone ombelicale nel quale scorrono monete e banconote ininterrottamente. Siamo fritti!
Inizia una caccia spietata allo sconto, il discount diventa la nostra seconda casa, si testano prodotti provenienti da ogni angolo del globo, ognuno decantante proprietà uniche ed ineguagliabili… la ricerca di un Sacro Graal: un pannolino che contenga qualsiasi quantitativo di evacuazione, che mantenga la pelle liscia, le cui alette non provochino prurito, tanto sottile da essere quasi invisibile, tanto colorato da risultare gradevole allo sguardo, tanto profumato da essere una gioia per l’olfatto, tanto economico da ricever soldi pur di farceli portare a casa. Ve lo dico subito, senza che diventiate matti… NON ESISTE! Siamo circondati da pannolini che enumerano la maggior parte delle caratteristiche da me elencate, ma nessuno che le può vantare tutte. E questo capita perché la libera concorrenza è limitata a fintanto che le aziende si mettono d’accordo.
Ma fortunatamente, per ovviare a questo improvviso aumento delle spese, ecco che gli essere umani vengono in soccorso gli uni gli altri, passandosi vestiti, giocattoli, sci, biciclette e chi più ne ha più ne metta. Dite la verità… chi di voi non ha indossato i pantaloni di un qualche cuginetto?
PREMIO NOBEL ALLA MEDICINA
Il premio Nobel alla medicina vorrei assegnarlo ad un farabutto di antichi natali, Giuda Iscariota. Sì, sono conscio del fatto che tale individuo abbia, con il suo tradimento, ucciso Gesù Cristo. Sono anche conscio di poter essere accusato di blasfemia nel mio desiderio di consegnargli un premio, tuttavia ha il merito di aver inventato (o per lo meno di aver reso famoso) un metodo terapeutico di indubbia validità.
Quella fatidica notte nel giardino degli ulivi, Giuda, alla testa di un manipolo di soldati e con la saccoccia ricolma di una trentina di denari tintinnanti si avvicinò a Gesù e lo baciò. Ai tempi, quella prima volta, la cura ideata dall’Iscariota non funzionò. Cristo non superò il dolore causato dall’infimo gesto perpetrato dall’apostolo, ma da quel giorno il “bacino passa tutto” divenne una pratica universale di sopportazione ed estinzione del male.
I bimbi, ingenui e creduloni, si convincono che un bacio al punto giusto riesca dove la medicina tradizionale fallisce; ci guardano, lacrime agli occhi, con un barlume di speranza. Attendono un nostro intervento, chiedono aiuto, domandano sollievo, bramano benessere. Noi, ingannevoli, sorridiamo sornioni.
“Dove ti fa male?” chiediamo. Quindi, consapevoli, mentiamo sapendo di mentire, sfioriamo con le labbra il colpevole e come per magia spezziamo il maleficio.
PREMIO NOBEL PER LA PACE
Insuperabile vincitore della contesa è un grazioso oggettino neonatale per il quale vale lo stesso discorso fatto per la culla. Una donna dell’età della pietra, sfinita ed abbacchiata, notando che il figlio adorava ciucciare ora il capezzolo, ora il pollice, studiò un metodo per allietarlo artificiosamente e scoprì il ciuccio.
L’innovazione cambiò il mondo e le sorti di innumerevoli giovani coppie. Pianti inconsolabili sedati, notti insonni dimenticate, capricci elusi, e tutto grazie al succhiotto. Fosse per me gli dedicherei una statua, al ciuccio. Sarebbe aulica l’effige di una donna togata che sorregge con un braccio un neonato ed eleva al cielo il piccolo tesoro gommoso, sì, proprio come la statua della libertà.
Ma questi miei ipotetici premi, tali resteranno. Saremo noi, padri e madri, a dargli il giusto merito, con la quotidiana gratitudine per aver reso più semplice un compito sì piacevole e magico, ma che comporta comunque le sue misurate difficoltà.
Tornando ai giorni nostri ho riletto con un sorriso quello che scrissi sette, forse otto anni fa. Ho ricordato quei giorni con nostalgia e con affetto. Ne faccio tesoro e li custodisco con cura nel mio cuore.
Il tempo passa però e forse, in maniera involontaria e romantica al tempo stesso, mi sono rammollito. Oggi so che un Nobel manca nel computo dei premi e vorrei consegnarlo al padre che noi stessi abbiamo avuto o non avuto quand'eravamo bambini.
Sono più che mai convinto che una buona fetta del bene che i miei figli ricevono da me quotidianamente sia direttamente proporzionale a quanto io stesso, a mio tempo, ho avuto la fortuna di ricevere.
Oggi, che sono padre in perenne mutazione e costante formazione, so di essere in qualche modo la copia in miniatura del mio (con le normali e diverse sfaccettature). Lo scopro ogni giorno, nei miei giochi, nei miei rimproveri, nei miei scherzi, nei miei stessi occhi.
E quando mi accorgo di questa involontaria simbiosi con chi tanto mi ha dato, non posso che essere grato per quello che io stesso sono in grado di dare.
Grazie di cuore.
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