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Dove nessuno sa di noi: Immagine

Dove nessuno sa di noi

Sinossi

Isabella e Daniele non si conoscono nella realtà. Lo fanno nel sonno, quando addormentati i loro sogni si intrecciano in un filo comune. Le emozioni oniriche che provano sono tali che entrambi si pongono inevitabilmente domande sulla possibile esistenza dell'altro.
La ragazza ha da poco scoperto di essere affetta da una grave malattia al cuore. Solo il trapianto infatti può salvarle la vita, e Daniele è il barlume di luce che le impedisce di impazzire. Oppressa da un padre iperprotettivo, da una madre vacillante, da un fratellino inconsapevole e da amiche preoccupate, Isabella si rifugia nella folle idea che il destino voglia farle un ultimo regalo.

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Daniele sogna

"Sei tornato! Ti piace proprio tanto questo posticino? Accogliente, vero? Non riesci a starci lontano. O forse è a me che non riesci a rinunciare. Ti addormenti ed eccomi, qui, con te. Ci sarò anche domani, sai? Oh sì! Puoi scommetterci. Dove dovrei essere altrimenti? Altrove? Ti sei mai accorto di quanto sia bella la parola altrove? Dice tutto e dice niente. Non dice dove sei e non dice dove vai. Però dice tutto. O anche niente. Oh sì. Proprio così. Non puoi dire sono ad altrove, né che stai andando, ad altrove. Altrove non è un posto, l'avresti mai detto? Non esiste la città di Altrove, né la nazione di Altrove. E com'è che tu ci sei allora? Ad altrove? Sì, altroché! Sei altrove rispetto alla realtà. Sei altrove rispetto alla coscienza. Stai dormendo."

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Isabella sogna

I piedi di Isabella si muovevano lentamente, silenziosi. Si strinse nelle spalle per il freddo e allacciò il giaccone fin sotto il mento. L'aria frizzante del mattino le sferzava il viso e lei ne respirava a pieni polmoni assaporando l'alba incipiente. Il sole stava sorgendo da oltre la barriera dei monti verdeggianti, allungando i tentacoli luminosi e tiepidi lungo le strade addormentate.
La città pareva deserta, le auto erano parcheggiate ordinatamente sui bordi dei marciapiedi come per lasciar spazio a uno scorrere di veicoli che non c'era. Le saracinesche erano abbassate, le insegne dei negozi spente, gli scuri alle facciate sigillati, i semafori intermittenti di una luce sbiadita: ovunque vigeva un clima d'innaturale silenzio. La quiete era spezzata dai suoi flemmatici passi, che riecheggiavano contro gli edifici rimbombando come colpi di cannone.

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