“Ricordi il nostro amore? Rammenti quei momenti magici che ci accompagnavano come una coperta protettiva in ogni nostro passo? Magia è il termine corretto, ne sono certo, perché non si può definire altrimenti quello che avevamo tu e io insieme. Palesavamo il sentimento più puro al mondo intero, quasi fossimo portavoce di questa dolce emozione, il vero motore della vita, e noi investiti dall’onere di mostrarlo agli altri come il quadro di un museo, opera d’arte tra le opere d’arte. Siamo stati l’emblema dell’umanità nel suo massimo splendore. Siamo stati l’esempio di un apice tangibile, la punta dell’iceberg, il risultato da emulare e perseguire, la strada per El Dorado, l’Eden sulla terra, la definizione calzante delle parole coppia, relazione, perfezione.
Come sei diventata così fredda? Ti prego, spiegami.
Li ricordi ancora gli sguardi degli altri? Ci seguivano carichi di significati diametralmente opposti e contrari. Taluni colmi d’invidia per il nostro brillare, altri teneramente solidali e incantati dalla magnificenza di noi due come un solo cuore. I nostri piedi sul selciato si muovevano sinuosi, armoniosi in ogni passo, impegnati nella danza del corteggiamento che esibivamo in ogni dove e che accendeva lo sfondo, dipingeva i volti degli astanti, di quel pubblico casuale che non poteva che ammirarci.
Aspetto le tue ragioni. Perché tentenni? Dillo. Avanti. Abbi il coraggio di dettare la fine. Te ne stai lì a fissarmi con i tuoi occhi che hanno perso luce. Sono zaffiri caduti nell’opacità delle scelte che ci hanno condotti dove stiamo ora. Li ricopre una patina che ti impedisce di vedere, io lo so. Hanno offuscato la vista del tuo cuore, esattamente come le pagine di carta velina nei vecchi album di fotografie, con i ricordi che stanno sotto e sono celati allo sguardo; è necessario voltare pagina per svelarli e poterne godere.
Solo che la pagina che hai scelto di voltare è quella sbagliata. Non di carta velina era quello che abbiamo costruito insieme, ma di un metallo d’oro e di platino, che col tempo non ha fatto che incrementare il proprio valore.
Posso avere un bacio? Sì, adesso. Non opporti, te ne prego. L’alchimia perfetta che scorreva attraverso i nostri corpi, che fluiva di pelle in pelle, dalle mie labbra alle tue, e dalle tue verso ognuno dei miei sensi, il tuo sapore che assorbivo come un fiore appassito bramoso di nuova linfa. E non solo labbra a unirci, ma l’abbraccio tra corpi creati per formare un tutto, che combaciano in un’anima tessuta tra le stelle. Respiri, sospiri, ansiti nel sesso e gemiti di piacere, che fluivano nel vortice di un soffio travolgente. Sono queste emozioni quelle di cui vuoi privarmi? Sei tu forte abbastanza da precluderle a te stessa?
Respingimi se puoi. Respingimi se vuoi. Io mi sistemerò qui di fianco in ogni caso. Non sono pronto a perderti. Non lo sono oggi e non lo sarò domani. Come potrei d’altronde? Ti stringo tra le braccia e non reagisci, ti lasci cullare, lasci che sia io rifugio per entrambi. Credi forse che siano sufficienti i miei sentimenti a dirigere il gioco? A reggere l’impalcatura del nostro rapporto? E così sarà, perché è ciò cui sono disposto di farmi carico.
Quand’è sei diventata così fredda?
Com’è accaduto? La tua risata riecheggia nei miei sogni. E’ la dolce melodia di una sveglia che ridesta il mio sangue giorno dopo giorno. Funge da benzina per le membra e per gli intenti. Accompagna i miei pensieri (che ti comprendono in ogni istante) come un ammaliante sottofondo. E così la tua voce, che non sento più, che aspetto fuoriesca da un momento all’altro con parole gonfie di dolcezza e di rimorso, e comprensive delle scuse doverose dopo la tua balzana idea lasciarmi.
La mia reazione già la conosci. Sei in possesso del mio libretto di istruzioni tu, atlante per studiare i miei rilievi, sonar per scandagliare le mie profondità più recondite e inviolate. Non ti sorprenderà il mio sorriso caldo nel donarti il perdono, sai già che ti accoglierò a braccia aperte. Sono cose che succedono gli ostacoli, ma so anche che insieme, tu e io, potremo superare qualunque scoglio.
Non crucciarti, amore mio, non temere. Il tuo viso è disteso, lo vedo e lo ammiro, mi ci perdo d’incanto. Diafana la tua pelle che sembra porcellana. Permettimi una carezza, delicata e sensuale, a sfiorarti dall’attaccatura dei capelli e scendere sulla fronte che è custode dei tuoi pensieri, il naso sottile, gli zigomi che s’incurvano sulle labbra dischiuse e invitanti, fino a scivolare sul mento e poi giù sul collo a guadare i fiumi di porpora che ti hanno tolto il respiro.
E’ lì che mi fermerò, di nuovo e per sempre. Sul segno inequivocabile del mio sentimento più puro. Non aver paura, te ne prego. Non adesso. Non più. Continua a guardarmi e ascoltami ancora un volta. Farò di te la mia regina, ti solleverò di peso, proprio adesso, un braccio sotto le ginocchia, un braccio sotto le spalle. Sei un giunco tra le mie mani ferme e fiere. Sediamoci assieme, ti va? Copro il mio corpo con il tuo e continuo a parlarti, sarò trono del tuo regno, ti accompagnerò sempre e ovunque, anche in quest’ultimo viaggio insieme.
Ti vedi? Ti riconosci? Ci vedi entrambi? Coraggio, specchiati sulla lama argentea che ci sorvola sorretta tra le mie dita. E’ una spada di Damocle sulle nostre anime connesse e che non deve spaventarti. Ti sento tremare, ma non devi, mia dolce metà, non devi. Eppure non sono certo che sia tu a vacillare, a scuoterti, potrei essere io che ho temuto di perderti, ho dovuto reagire e ne pago lo scotto con orgoglio e rinnovato amore.
Il sangue è il mio, tranquilla. Sgorga dalle vene degli avambracci che ho reciso prima che tu te ne rendessi conto e potessi intervenire. Lascio che fluisca fuori, che scivoli su tutti e due, perché due non siamo, ma un mondo solo.
Ti raggiungerò infine, ovunque tu sia. Già mi pare di vederti là in fondo, a picco sulla scogliera che cade sull’oceano. Bianca come il latte, la chioma di fuoco sferzata dal vento e la rossa gorgiera disegnata dalle mie mani sul tuo collo.
Non volevo. Non avrei voluto. Tra pochi istanti però, quando il mio corpo non sarà nulla più di un involucro inanimato, saremo tu e io per l’eternità e so che avrò il tuo perdono.
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